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AUTOTEST in farmacia

Autotest per l’HIV, Mylan di Monza in prima linea per sconfiggere l’epidemia

5 dicembre 2016 Di Camillo Chiarino Archiviato in: In Evidenza, Salute 0 commenti

 

Grande risalto è stato dato dai mass media nazionali all’arrivo nelle farmacie del test per l’autodiagnosi dell’HIV. Per molti brianzoli è però passato quasi inosservato che la società che li produce ha una sede a Monza, in via Valosa di Sopra 9.

Si tratta della multinazionale statunitense Mylan, che proprio lo scorso 5 agosto ha acquisito la multinazionale svedese Meda, il gruppo farmaceutico che in Italia aveva gli uffici nel quartiere San Fruttuoso. L’Autotest VIH non è “made in Italy”, però il suo arrivo nelle farmacie del Belpaese rappresenta un segnale positivo per l’occupazione, infonde ottimismo ai dipendenti dell’ex Rottapharm Madaus, sballottati negli ultimi due anni da una compagnia all’altra: tra il 2014 e il 2016 il quartier generale è passato da Monza all’americana Pittsburgh passando per la scandinava Solna, in un intreccio di operazioni finanziarie che hanno disorientato non poco i lavoratori, abituati a vedere i loro proprietari, i membri della famiglia Rovati, in carne e ossa ogni giorno. Di Mylan, invece, la famiglia monzese detiene solo l’1,8%, mentre il resto è quasi interamente in possesso di fondi di investimento.

I test per l’autodiagnosi dell’HIV sono disponibili, senza alcuna necessità di ricetta medica, per le persone maggiorenni. Già introdotto in Francia, l’autotest è stato accolto positivamente a riprova di un bisogno che non trovava risposta: è infatti uno strumento utile per far emergere il sommerso delle diagnosi tardive da HIV (in Italia si stimano da 6.500 a 18mila persone sieropositive non diagnosticate), con una conseguente diminuzione del rischio collettivo; e anche intercettare persone che oggi non se la sentono di rivolgersi alle strutture preposte in cui si fanno i test per l’HIV.

L’acquisto del test, con consegna contestuale di materiali informativi da parte del farmacista, può consentire una maggiore sensibilizzazione della persona coinvolta: un aspetto, questo, da non sottovalutare se pensiamo che in Italia solo il 43% delle persone è apparsa consapevole che per la cura efficace dell’infezione da HIV bisogna agire prima possibile. Grazie all’aiuto del farmacista, la persona verrà soprattutto a conoscenza del fatto che la sieropositività non è più una condanna a morte. Inoltre la possibilità di acquistare un test direttamente in farmacia darà una possibilità in più a quanti, per timore di una mancata privacy, non vogliono rivolgersi ai servizi sanitari o ai laboratori privati.

L’autotest ha un costo di 20 euro e richiede circa 5 minuti e può essere eseguito facilmente da chiunque a casa propria: basta un prelievo di sangue dal polpastrello e un’attesa di 15 minuti per leggere il risultato. Prima di fare il test è però fondamentale osservare il cosiddetto “intervallo finestra”, ossia quel lasso di tempo che intercorre tra il momento del presunto contagio e la produzione di anticorpi che segnalano la presenza del virus. Per poter eseguire il test capillare bisogna quindi aspettare 90 giorni. L’autotest per l’HIV, se utilizzato correttamente, assicura anche la massima attendibilità nella rilevazione dell’infezione (di poco inferiore al 100%).

Nel 2015 sono state segnalate 3.444 nuove diagnosi di infezione da HIV pari a un’incidenza di 5,7 nuovi casi di infezione da HIV ogni 100mila residenti. Tra le nazioni dell’Unione Europea l’Italia si colloca al 13° posto in termini di incidenza delle nuove diagnosi HIV. Le regioni con l’incidenza più alta sono state il Lazio, la Lombardia, la Liguria e l’Emilia-Romagna. Le persone che hanno scoperto di essere HIV positive nel 2015 erano maschi nel 77,4% dei casi. L’età mediana era di 39 anni per i maschi e di 36 anni per le femmine. L’incidenza più alta è stata osservata tra le persone di 25-29 anni (15,4 nuovi casi ogni 100mila residenti).

Nel 2015 la maggioranza delle nuove diagnosi di infezione da HIV era attribuibile a rapporti sessuali non protetti, che costituivano l’85,5% di tutte le segnalazioni. Dall’inizio dell’epidemia (1982) a oggi sono stati segnalati oltre 68mila casi di AIDS, di cui più di 43mila deceduti. Nel 2015 sono stati diagnosticati 789 nuovi casi di AIDS pari a un’incidenza di 1,4 nuovi casi per 100mila residenti.

Per gli infettivologi che hanno assistito alla presentazione del kit alla Camera si tratta di una svolta, che dovrebbe servire ad arginare il fenomeno delle diagnosi tardive. “Una scelta storica – questo il commento di Andrea Gori al direttore di MBNews nell’intervista di settimana scorsa, primario di Malattie infettive al San Gerardo di Monza – Con la diagnosi precoce si risolvono due problemi in uno: per il singolo che ha modo di iniziare a curarsi prima che la malattia sia troppo forte, per la collettività in quanto in questo modo si interrompe la catena del contagio”.

 

Tra l’altro è monzese pure il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani, il senatore Andrea Mandelli: “Tutti i dati degli ultimi anni – ha commentato – confermano che uno dei problemi maggiori nella prevenzione della diffusione del virus HIV sta nella non consapevolezza di molte persone della loro condizione di sieropositivi. Le stime parlano di un minimo di 6.500 persone fino a un massimo di 18mila con infezione HIV non registrate e che purtroppo, nella maggior parte dei casi, scoprono di essere sieropositivi molto tardi. Compromettendo così un efficace percorso terapeutico, senza contare il rischio che esse rappresentano anche per la salute dei loro partner. L’arrivo anche in Italia dell’autotest per la diagnosi dell’HIV in libera vendita nelle farmacie italiane è pertanto un’ottima notizia. Sia per l’impatto che l’autotest potrà offrire nel far emergere il ‘sommerso’ sia per l’opportunità di sensibilizzare migliaia di persone sulla prevenzione dell’HIV, grazie al contatto con il farmacista che, in qualità di operatore sanitario, potrà fornire informazioni e supporto per una migliore conoscenza della malattia e delle modalità più idonee a prevenirla”.

Anche l’amministratrice delegata di Mylan, Cinzia Falasco Volpin, abita a Monza: “Sono giorni molto importanti per la nostra compagnia – ha dichiarato – Siamo orgogliosi di introdurre sul mercato italiano un prodotto così rilevante per la salute dei pazienti. Mylan è da sempre impegnata nella lotta contro l’infezione da HIV e il nostro autotest è uno strumento che risponde al bisogno di una grande fetta di pazienti affetti dal virus e inconsapevoli di esserlo. La nostra missione è fornire ai pazienti l’accesso alle cure migliori e con questo autotest vogliamo offrire a tutti la possibilità di aiutare se stessi e gli altri: non bisogna avere paura di conoscere, oggi abbiamo gli strumenti per sconfiggere la malattia”.

Ricordiamo che Mylan è presente nel tessuto sociale della città di Monza anche in virtù della sponsorizzazione, attraverso il marchio Saugella, della Pro Victoria di pallavolo femminile, militante in Serie A1. Saugella, assieme a Babygella, Dona, Ialumar, Aftir, Armolipid, Estromineral, è uno
dei prodotti di punta “made in Italy”, cioè che escono dai laboratori di Monza e Confienza, in Lomellina. Mylan ha anche uffici a Milano e Roma per un totale di circa 450 dipendenti in Italia, di cui 147 impiegati nella sede brianzola.
Complessivamente Mylan dà lavoro a oltre 40mila persone nel mondo e ha un portafoglio di mercato globale di oltre 2.700 prodotti distinti. Gestisce più di 50 impianti e vende prodotti in 165 nazioni. Circa il 50% delle persone che vivono con l’HIV/AIDS nei Paesi in via di sviluppo e che stanno seguendo un trattamento dipendono da un prodotto Mylan. Il colosso statunitense e la famiglia Rovati hanno in Comune la data di fondazione dei rispettivi “imperi”: il 1961; in quell’anno, mentre nella Virginia Occidentale il serboamericano Milan “Mike” Puskar e l’italoamericano Don Panoz creavano Milan, poi “corretta” in Mylan, a Monza il professor Luigi Rovati fondava in uno scantinato Rotta, diventata Rottapharm e poi Rottapharm Madaus in seguito alla fusione con la multinazionale tedesca nel 2007. La scorsa estate le due strade si sono congiunte, ma la famiglia Rovati è rimasta proprietaria dei laboratori di ricerca che costituiscono Rottapharm Biotech.